MANILA – La squalifica del procuratore capo Karim Khan dal caso che coinvolge l’ex presidente Rodrigo Duterte dinanzi alla Corte Penale Internazionale (CPI) non ha “alcun impatto” sull’indagine in corso, secondo un portavoce.
“Questa squalifica non ha alcun impatto sul procedimento in corso contro il signor Duterte”, ha dichiarato un portavoce della CPI.
“Il lavoro dell’Ufficio del Procuratore sulla situazione relativa alle Filippine è guidato dal Procuratore Aggiunto Mame Mandiaye Niang”, ha aggiunto il portavoce.
Un documento della corte ha confermato che la Camera d’Appello della CPI ha squalificato Khan a causa del suo coinvolgimento, prima di assumere l’incarico, nella presentazione di alcune informazioni relative ai presunti crimini di Duterte nelle Filippine.
Le informazioni, note anche come comunicazione ex Articolo 15, furono presentate il 29 giugno 2018 al procuratore dell’epoca.
Il portavoce ha chiarito che la Camera d’Appello non ha riscontrato che la difesa avesse dimostrato un’effettiva parzialità da parte del procuratore nella sua richiesta.
“Tuttavia, ha concluso che una serie di fattori potrebbe far sorgere, agli occhi di un osservatore ragionevole, un’apparenza oggettivamente ragionevole di parzialità, tale da portare a concludere che il Procuratore avrebbe potuto formarsi un’opinione sul caso contro il signor Duterte durante il suo coinvolgimento nella comunicazione ex Articolo 15 che, oggettivamente, potrebbe aver compromesso la sua richiesta imparzialità”, si legge nella dichiarazione.
In una dichiarazione separata, l’Ufficio del Procuratore della CPI ha affermato che la sua “indagine indipendente e imparziale sui presunti crimini dello Statuto di Roma in relazione alla Situazione nelle Filippine è in corso”.
Ha aggiunto che le attività investigative e processuali sul caso – compresa la richiesta di mandato d’arresto – sono guidate da un team multidisciplinare sotto la supervisione di Niang.
“L’Ufficio ha potuto far avanzare il caso contro il signor Duterte esclusivamente sulla base di prove raccolte in modo indipendente e informazioni ottenute da un’ampia gamma di fonti, tra cui interviste a testimoni, informazioni da Stati, partner internazionali e società civile, nonché informazioni di pubblico dominio”, si legge nella dichiarazione.
“Le vittime e i sopravvissuti della situazione nelle Filippine meritano giustizia e responsabilità. Le attività dell’Ufficio in questo caso continueranno, contribuendo a garantire che la giustizia sia perseguita in modo imparziale e indipendente”, ha aggiunto.