A pochi giorni da un atteso incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, quest’ultimo ha accusato il movimento Hamas di rifiutarsi di disarmarsi, violando l’accordo di cessate il fuoco, mentre si parla di un rifiuto israeliano di passare alla seconda fase prima che Hamas sia disarmato.

Le dichiarazioni di Netanyahu arrivano dopo un annuncio in un’area sotto il suo pieno controllo.

I media israeliani hanno riferito che Netanyahu cercherà il sostegno di Trump per trasformare la Linea Gialla in una nuova area di confine, indicando un desiderio israeliano di appropriarsi di terra dalla Striscia di Gaza, una direzione che sembra scontrarsi con l’opposizione americana dichiarata che mira a passare alla seconda fase dell’accordo.

Le condizioni impossibili di Israele

Per quanto riguarda la gestione da parte dell’occupazione dei requisiti dell’accordo nelle sue varie fasi, la posizione israeliana finora si basa su manovre e sulla creazione di difficoltà e ostacoli per completare la prima fase del cessate il fuoco.

Si fa notare che Israele sta ostacolando l’ingresso degli aiuti, impedendo l’avvio della ricostruzione, continuando a controllare ampie parti della Striscia di Gaza e segnalando che non passerà alla seconda fase fino all’implementazione di “”.

Si chiarisce che Israele sta cercando pretesti per sabotare l’accordo nella sua seconda fase, specialmente dopo essersi accertata di essere fuori dalla zona di pericolo rappresentata dalle sanzioni internazionali ed europee, dal declino delle proteste internazionali contro di essa e dal recupero della maggior parte degli ostaggi vivi e morti tranne un corpo ancora nella Striscia.

In questo quadro si leggono le dichiarazioni del ministro della Sicurezza riguardo al reinsediamento, prima che egli tornasse sui suoi passi sotto la pressione dell’amministrazione statunitense, notando l’esistenza di seri indizi all’interno di Israele per trasformare la “Linea Gialla” in un confine permanente.

Internamente, si ritiene che la seconda e la terza fase richiedano un consenso nazionale palestinese, avvertendo che la competizione per compiacere Washington facendo concessioni non servirà il progetto nazionale palestinese.

Da parte sua, si nota che molte speranze erano riposte nello scambio di ostaggi e prigionieri per portare a una cessazione dei combattimenti e a un movimento verso la pace, ma queste speranze sono state infrante a causa di ostacoli legati al futuro governo di Gaza e alla garanzia che non si riarmi o intraprenda nuove attività.

Si aggiunge che “questo dossier rappresenta il principale ostacolo, dato che Hamas non ha mostrato segni di abbandonare completamente il suo ruolo, contro un’insistenza israeliana che questo passo sia necessario per andare avanti”.

Per quanto riguarda la possibilità che Trump possa accettare le richieste israeliane di non ritirarsi dalla Linea Gialla fino al disarmo, si afferma che ciò non è credibile, sottolineando che Trump è determinato a indebolire Hamas come forza militare, ma non è sicuro se sia allineato con i piani di ridisegnare i confini desiderati da Netanyahu.

Si aggiunge che ridurre gradualmente l’autorità di Hamas potrebbe essere possibile.

Si suggerisce che Trump impedirà a Netanyahu qualsiasi ritorno alla guerra, spiegando che il presidente degli Stati Uniti eserciterà pressioni in questa direzione dietro le quinte e non pubblicamente, con l’obiettivo di de-escalare a Gaza ed evitare un ritorno ai combattimenti.

Nessuno scontro tra Trump e Netanyahu

Da parte sua, si dice che parlare di disaccordi tra Trump e Netanyahu non significhi necessariamente un vero scontro politico, considerando che Netanyahu a volte utilizza queste questioni per vendersi internamente alle basi di destra come un leader che non cede ai diktat americani.

Si fa notare da Haifa che Netanyahu in passato ha fabbricato scontri simili con l’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden per rafforzare la sua posizione interna, confermando che non ci si aspetta una vera spaccatura con Trump, ma piuttosto un innalzamento delle richieste per raggiungere un compromesso.

Si spiega che Netanyahu deliberatamente incendia tutti i fronti in vista dell’incontro con Trump con l’obiettivo di contrattare tra di loro, parlando di un consenso all’interno del governo israeliano su questi dossier relativi a Gaza e dell’assenza di una vera opposizione parlamentare o anche popolare su tali questioni.

Si aggiunge che c’è accordo tra l’establishment politico e militare e il Ministero della Sicurezza sul non ritirarsi dalla Linea Gialla e sulla necessità di disarmare Hamas, confermando, d’altro canto, che passare alla seconda fase non serve l’interesse politico di Netanyahu e potrebbe danneggiarlo.

Linea Gialla

La “Linea Gialla” è un riferimento alla storica **Linea Gialla della metropolitana di Berlino (U-Bahn)**, inaugurata nel 1902 come prima ferrovia sotterranea della Germania. Originariamente collegava Warschauer Straße a Ernst-Reuter-Platz e divenne una vitale arteria di trasporto, famosa per aver operato nella Berlino divisa durante la Guerra Fredda, con sezioni che servivano sia l’Est che l’Ovest.

Striscia di Gaza

La Striscia di Gaza è un piccolo territorio costiero sul Mar Mediterraneo, storicamente parte della Palestina e amministrato dall’Egitto dopo la guerra arabo-israeliana del 1948. Passò sotto l’occupazione israeliana dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967 e, dal 2007, è governata dal gruppo militante Hamas dopo una spaccatura politica con l’Autorità Palestinese. L’area ha una popolazione densa ed è stata spesso l’epicentro di grandi conflitti israelo-palestinesi e di una grave crisi umanitaria.

Haifa

Haifa è una grande città portuale nel nord di Israele, situata sulle pendici del Monte Carmelo che si affaccia sul Mar Mediterraneo. È storicamente significativa come centro per il commercio e il pellegrinaggio religioso, ed è sede del Centro Mondiale Bahá’í, un sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO che comprende l’iconico Santuario del Báb dalla cupola dorata e i suoi splendidi giardini terrazzati. Lo sviluppo moderno della città fu fortemente influenzato alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo dall’arrivo dei Templari tedeschi e dalla crescita del suo porto industriale.